martedì 30 giugno 2009

Pellegrinaggio in Canal di Cuna.


Perché visitare il canal di Cuna? E’ una piccola valle trasversale tra il Canale di S.Francesco e la Valle Tramontina, ormai abbandonata. Mia madre mi diceva che si deve veder morire per imparare a vivere. Sul piano sociale come su quello personale: si dive visitare una valle morta, per imparare a non far morire le nostre valli montane.
L’ultimo abitante ha lasciato il Canal di Cuna nel 1952, ma all’inizio del Novecento vi abitavano 130 abitanti sparsi in diverse borgate. Vi si viveva bene perché al tempo il livello di benessere era dato dal numero di animali che si potevano mantenere... E i boschi cedui della Canale allora erano prati, vi si potevano allevare mandrie e greggi numerose. Si viveva bene tant’è che le donne di Tramonti andavano a servizio in Canale, tant’è che qualcuno aveva anche fondato La Cassa di Risparmio di Canal di Cuna. Ma per maggiori informazioni sul Canale si può passare al sito http://www.cuna.it/.
Ci si può arrivare partendo da S.Francesco o da Tramonti di Mezzo. Più suggestiva ma più lunga ed impegnativa la traversata da S.Francesco, suggeriamo quindi quella da Tramonti, un passeggiata non impegnativa di quattro ore, (riducibile a due con un primo avvicinamento in macchina)..
Saliti a Tramonti di Mezzo, non ci si può sbagliare, nel centro del piccolo borgo si imbocca sulla destra la via Canal di Cuna e si imbocca una strada asfaltata che fiancheggia il rio Chiarchia. Per chi lo volesse si può lasciare l’auto in paese e proseguire a piedi (due ore e mezzo per l’andata indica il cartello appena fuori del paese). Lasciata comunque la vettura dove si incontra il cartello di divieto di transito ai sensi della stupida LR n.15, si continua a piedi per i tornanti che salgono a Forca Zuviel. La strada è per un buon tratto ancora asfaltata fino ai Casolari Selva Piana. Poi ci sono delle frane che alle volte rendono problematico il passaggio in auto, ma visto che la si è già dovuta abbandonare per forza di legge, non ci sono problemi….
In mezz’ora si arriva al passo di Forchia Zuviel, al bivio si prende a sinistra per il sentiero 810, ma mentre si prende fiato prima di iniziare la discesa sulla vecchia carrareccia, orami ridotta a sentiero, che si insinua in un suggestivo bosco di faggi, si può prendere contatto con i primi ruderi del Canale. Forse le ultime case ad essere abbandonate perché più vicine al paese. Vi si notano infatti interventi di sistemazione in calcestruzzo. Mancava l’acqua, chissà dove la si andava ad attingere anche per gli animali!...Finchè non si costruì la cisterna per la raccolta dell’acqua piovana. Gli ultimi interventi di chi pensava che non si dovesse abbandonare la valle. Ma il progresso è inarrestabile!...

Poi, a brevi e stretti tornanti il sentiero scende su un pendio in forte pendenza che fa sospirare al pensiero della fatica che si dovrà fare per risalire... Il sentiero è ben conservato e lascia intravedere i segni dell’originaria mulattiera, sistemata poi a scopi militari. In qualche tornante si ritrovano le tracce di murature a sassi squadrati tipiche degli interventi del genio militare.
Nelle strategie di difesa militare all’epoca della prima guerra mondiale, la valle aveva una sua importanza che fu sperimentata in pratica dopo la rotta di Caporetto. Alcune compagnie della Divisione del generale Rocca, in ritirata dal fronte, bloccata nel Canale di S.Francesco dalle truppe austriache che erano già arrivate a Splilimbergo, riuscirono a superare l’accerchiamento attraversando il Canal di Cuna. Il generale invece, con il grosso della Divisione, volle tentare lo sfondamento e portò i suoi uomini al massacro che si ricorda nel monumento ai caduti della battaglia di Forno sulla strada che da Pielungo porta a Clauzetto.
Quando dagli ultimi tornanti si intravede in fondo lo scorrere del torrente si è quasi arrivati, e infatti dopo pochi minuti si arriva al ponte che, come i ponti levatoi dei castelli medioevali, segna l’accesso alla borgata di Pescalon, la capitale della valle. E’ qui infatti che c’era la Chiesa, la scuola elementare, il mulino…
La cosa più interessante da vedere è la Chiesa che un gruppo di volontari animati da Gino Lorenzini ha voluto ripristinare, a testimoniare lo sforzo della memoria di resistere al tempo, per riuscire a conservare nel ricordo, ciò che il tempo vorrebbe distruggere.
Altrettanto interessanti i ruderi delle case, muti testimoni della vita d’un tempo, testimonianza del lavoro degli uomini, che avevano strappato al bosco i terreni dove pascere gli armenti per ricavare di che vivere... Ora il bosco si sta prendendo la rivincita, le edere e le liane si insinuano tra i sassi, gli alberi crescono all’interno delle stanze dove per secoli hanno vissuto, lottato, sofferto e gioito generazioni di persone.
Di fronte alla Chiesa restaurata ed ai ruderi delle case non si può non riflettere sulla morte d’una valle. Ma le parole non riescono mai a ricreare una emozione. Per sentire la suggestione della valle ci si deve andare…Buona passeggiata….

1 commento:

  1. Ci siamo state domenica 2 marzo e ne siamo rimaste affascinate, leggendone la storia, sul cartellone accanto alla chiesetta. Abbiamo percorso il sentiero fino a Piedigiaf e poi siamo ritornate in dietro. Grazie per questo blog, che ha approfondito alcune notizie. Sarebbe bello poter vedere le foto delle case e della gente che abitava questa valle. Un cordiale saluto a tutti voi che continuate a tenerne vivo il ricordo.
    Nadia

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