domenica 4 settembre 2011

Il libro di Lorenzini.

Gino Lorenzini non avendo più copie a disposizione del suo libro sul Canal di Cuna lo mette a disposizione in formato PFD di quanti lo vogliono leggere e scaricare.
Augura a tutti "Buona lettura!!!" e rinnova l'invito a visitare la valle. Mandi!
CanaleCuna_Libro

sabato 23 aprile 2011

Anche per il 2011 se vuoi passare un primo maggio dalle suggestioni uniche ed indimenticabili puoi regalarti una gita in Canal di Cuna!!!!
Questo il programma della giornata...



Arrivederci in Canal di Cuna, sperando nel bel tempo.....

martedì 27 aprile 2010

Primo maggio in anteprima su You Tube

http://www.youtube.com/watch?v=STo6YFlDs6E
O cerca Canale di Cuna in You Tube.

venerdì 23 aprile 2010

Primo maggio in Canal di Cuna.

Anche quest'anno la data del primo maggio sarà l'occasione per il ritorno in Canal di Cuna dei Cjanagliìns dei loro amici, dei tanti abitanti delle Valli Tramontine e del Canale di S.Francesco, che sentono il fascino della valle abbandonata.
Per chi non vi fosse mai stato, è l'occasione per una escursione facile alla scoperta di ambienti suggestivi dove la storia è diventata leggenda, dove il tempo si è fermato confondendo nei colori della favola una storia di uomini nel secolo scorso.

Il programma della giornata prevede:

Alle ore 10.00 incontro a Piedigiàf per una breve preghiera sulla lapide dei caduti.

alle ore 11.15 S. Messa in Pascalon

alle ore 14.30 al rientro bicchierata in Selva Piana nel parcheggio macchine

Il Canal di Cuna.



Canal di Cuna, la valle ove il tempo si è fermato, è attraversata dal sentiero Cai 810 che collega Tramonti di Mezzo, e S.Francesco di Vito d’Asio. La valle si estende da ovest ad est per oltre 4 km, nell’alto bacino del torrente Comugna, fiancheggiata da monti poco elevati, ma impervi, con fondovalle che digrada da 750 a circa 450msulmare. Presenta un tipico profilo a “V” di chiara origine fluviale.
Il suo andamento è stato fortemente condizionato dalla presenza di importanti strutture geologiche. Le rocce affioranti nel Canal di Cuna appartengono tutte alle formazioni della Dolomia-Principale,costituita essenzialmente da calcari e calcari dolomitici di colore biancastro o grigio, organizzati in bancate rocciose a stratificazione regolare, inchinate verso nord con angoli compresi tra il 30° e il 60°. Grazie al ritrovamento di alcuni fossili è stato possibile
stabilire l’età di queste rocce riferite al periodo geologico chiamato “Triassico superiore”, tra 220 e 210 milioni di anni fa.
Le principali cime emergenti dalle dorsali montuose, che segnano il limite idrografico del canale, sono il monte Sciarra Grande (1686m.), la Questa Spoleit (1687 m.), i monti Drea (1278 m.), Agarial (1189 m.), Giaf (1085 m.), Venchiar (1045 m.), Givoli (1029 m.), la punta Boscher 1110 m.), e lo Zuc di Santins (1309 m.). Una breve dorsale interna si stacca verso sud dalla Cuesta Spolei e culmina sui monti Oselar (1338 m.) e Rovoleit (1061 m.).
La valle è solcata da ripidi corsi d’acqua, assai suggestivi per le loro limpide acque. Oltre al Comugna, i più significativi sono i rii Cual della Barca, dai Sachs, del Frari, di Giaveada e Quel di Stra.
Il Canal di Cuna fa parte del comune di Tramonti di Sotto e le prime notizie sulla valle risalgono alla secondametà del 1500: è stata utilizzata prima come dimora stagionale di pastori di Tramonti di Mezzo, per poi diventare un insediamento fisso, articolato nei nuclei abitati di Mosareit, Qual diMasut, Pascalon, Morasit, Frari, Val Parmiedia, Cervà, Piedigiaf, Chiaschiermes, e negli stavoli per l’alpeggio degli animali di Sauvieit, Gardelin,Giaveada e Siriviella.
Nel 1870 la valle raggiunse la massima espansione demografica vi si contarono 170 persone e 18 focolari, ma già nel 1944 gli abitanti erano ridotti a 61 e i focolari a 14.
A causa dell’isolamento (la valle non è raggiunta da alcuna strada carrabile), nel 1954 l’ultimo Cjianaglin abbandonò la valle,ma il legame affettivo dei discendenti con il Canal di Cuna resta molto vivo.
Brevi cenni di storia
1745 In località Pascalon, viene costruita la chiesa dedicata a San Vincenzo Ferreri.
1794 Un terremoto di forte intensità distrugge le borgate e causa quattro morti. Nei primi anni dell’800 in località Tomba viene costruito un mulino ad acqua.
1855 L’altare di legno, viene sostituito con un bel altare in pietra.
1880 A Morasit il maestro Nannini insegna ai bambini della valle. Nella chiesa viene collocata una pala del pittore bellunese Luigi Schiasutti.
1904 Viene costituita la “Cassa operaia” per il risparmio.
1916 La scuola viene frequentata regolarmente da 23 bambini.
1928 Dopo il terremoto a Pascalon viene costruita la scuola.
1944 Durante un rastrellamento cosacco a Pidigiaf, vengono uccisi i coniugi Leonardo e Maria Lorenzini.
1954 L’ultimo Cjianaglin (abitante del canale) abbandona la valle.
1963 Le campane vengono tolte dal campanile e portate a Tramonti di Mezzo.
1975 1° maggio: la Pro loco e la popolazione di San Francesco danno inizio alla tradizione della festa nella valle.
1993 1° maggio: una giovane donna del luogo lancia l’idea di mettere mano alla riparazione della chiesa. Grazie al contributo della Comunità Montana Meduna /
Cosa / Arzino, ai Comuni di Vito D’Asio e Tramonti di Sotto, alle rispettive Pro Loco, alle Associazioni Pordenonesi Pro Pordenone e Società Naturalisti “ Silvia
Zennari”, agli elicotteristi di Casarsa, all’ A.N.A. Provinciale e ad un attivissimo gruppo di volontari nativi delle valli limitrofe si portò a termine il recupero
della chiesa.
1995 1° maggio: Otre 700 persone si recarono nella valle per festeggiare la conclusione dei lavori di recupero della chiesa.
2006 1° maggio: Visita pastorale di S.E. il Vescovo Mons. Ovidio Poletto.
2008 1° maggio: presentazione del libro Menegon in Canal di Cuna.

martedì 30 giugno 2009

Pellegrinaggio in Canal di Cuna.


Perché visitare il canal di Cuna? E’ una piccola valle trasversale tra il Canale di S.Francesco e la Valle Tramontina, ormai abbandonata. Mia madre mi diceva che si deve veder morire per imparare a vivere. Sul piano sociale come su quello personale: si dive visitare una valle morta, per imparare a non far morire le nostre valli montane.
L’ultimo abitante ha lasciato il Canal di Cuna nel 1952, ma all’inizio del Novecento vi abitavano 130 abitanti sparsi in diverse borgate. Vi si viveva bene perché al tempo il livello di benessere era dato dal numero di animali che si potevano mantenere... E i boschi cedui della Canale allora erano prati, vi si potevano allevare mandrie e greggi numerose. Si viveva bene tant’è che le donne di Tramonti andavano a servizio in Canale, tant’è che qualcuno aveva anche fondato La Cassa di Risparmio di Canal di Cuna. Ma per maggiori informazioni sul Canale si può passare al sito http://www.cuna.it/.
Ci si può arrivare partendo da S.Francesco o da Tramonti di Mezzo. Più suggestiva ma più lunga ed impegnativa la traversata da S.Francesco, suggeriamo quindi quella da Tramonti, un passeggiata non impegnativa di quattro ore, (riducibile a due con un primo avvicinamento in macchina)..
Saliti a Tramonti di Mezzo, non ci si può sbagliare, nel centro del piccolo borgo si imbocca sulla destra la via Canal di Cuna e si imbocca una strada asfaltata che fiancheggia il rio Chiarchia. Per chi lo volesse si può lasciare l’auto in paese e proseguire a piedi (due ore e mezzo per l’andata indica il cartello appena fuori del paese). Lasciata comunque la vettura dove si incontra il cartello di divieto di transito ai sensi della stupida LR n.15, si continua a piedi per i tornanti che salgono a Forca Zuviel. La strada è per un buon tratto ancora asfaltata fino ai Casolari Selva Piana. Poi ci sono delle frane che alle volte rendono problematico il passaggio in auto, ma visto che la si è già dovuta abbandonare per forza di legge, non ci sono problemi….
In mezz’ora si arriva al passo di Forchia Zuviel, al bivio si prende a sinistra per il sentiero 810, ma mentre si prende fiato prima di iniziare la discesa sulla vecchia carrareccia, orami ridotta a sentiero, che si insinua in un suggestivo bosco di faggi, si può prendere contatto con i primi ruderi del Canale. Forse le ultime case ad essere abbandonate perché più vicine al paese. Vi si notano infatti interventi di sistemazione in calcestruzzo. Mancava l’acqua, chissà dove la si andava ad attingere anche per gli animali!...Finchè non si costruì la cisterna per la raccolta dell’acqua piovana. Gli ultimi interventi di chi pensava che non si dovesse abbandonare la valle. Ma il progresso è inarrestabile!...

Poi, a brevi e stretti tornanti il sentiero scende su un pendio in forte pendenza che fa sospirare al pensiero della fatica che si dovrà fare per risalire... Il sentiero è ben conservato e lascia intravedere i segni dell’originaria mulattiera, sistemata poi a scopi militari. In qualche tornante si ritrovano le tracce di murature a sassi squadrati tipiche degli interventi del genio militare.
Nelle strategie di difesa militare all’epoca della prima guerra mondiale, la valle aveva una sua importanza che fu sperimentata in pratica dopo la rotta di Caporetto. Alcune compagnie della Divisione del generale Rocca, in ritirata dal fronte, bloccata nel Canale di S.Francesco dalle truppe austriache che erano già arrivate a Splilimbergo, riuscirono a superare l’accerchiamento attraversando il Canal di Cuna. Il generale invece, con il grosso della Divisione, volle tentare lo sfondamento e portò i suoi uomini al massacro che si ricorda nel monumento ai caduti della battaglia di Forno sulla strada che da Pielungo porta a Clauzetto.
Quando dagli ultimi tornanti si intravede in fondo lo scorrere del torrente si è quasi arrivati, e infatti dopo pochi minuti si arriva al ponte che, come i ponti levatoi dei castelli medioevali, segna l’accesso alla borgata di Pescalon, la capitale della valle. E’ qui infatti che c’era la Chiesa, la scuola elementare, il mulino…
La cosa più interessante da vedere è la Chiesa che un gruppo di volontari animati da Gino Lorenzini ha voluto ripristinare, a testimoniare lo sforzo della memoria di resistere al tempo, per riuscire a conservare nel ricordo, ciò che il tempo vorrebbe distruggere.
Altrettanto interessanti i ruderi delle case, muti testimoni della vita d’un tempo, testimonianza del lavoro degli uomini, che avevano strappato al bosco i terreni dove pascere gli armenti per ricavare di che vivere... Ora il bosco si sta prendendo la rivincita, le edere e le liane si insinuano tra i sassi, gli alberi crescono all’interno delle stanze dove per secoli hanno vissuto, lottato, sofferto e gioito generazioni di persone.
Di fronte alla Chiesa restaurata ed ai ruderi delle case non si può non riflettere sulla morte d’una valle. Ma le parole non riescono mai a ricreare una emozione. Per sentire la suggestione della valle ci si deve andare…Buona passeggiata….

Il Mulino di Canal di Cuna.


Gino Lorenzini è riuscito a convincere anche la moglie Silva a mettere a disposizione le competenze di pittrice alle prime armi, per riprodurre secondo le tracce della sua memoria, quello che doveva essere il mulino di Canal di Cuna.

Sostiene lui che: "Da ricerche e fotografie si può dedurre che il mulino situato in località Tomba si presentasse così alla fine del 1800. L'acqua veniva incanalata dal Rio dai Sachs, portata al mulino e scaricata nel torrete Comugna. L'ultimo mugnaio fu Luvigjàt Di Pascalòn."